La ripartenza floscia

Si riparte. Si esce. Si va un po’ in giro. Quanta allegria, finalmente. Ma quale allegria, cantava Lucio Dalla. Forse quella dei ragazzi riuniti in gruppetti baldanzosi, senza mascherine e distanze, appena attenuata dagli sguardi torvi degli adulti ispettivi con le mascherine fin sotto gli occhiali. O quella dei bambini che la vivono come per gioco.

Nel fronte adulto, invero, poca allegria. Gli ispettivi di prima, coltivano rabbia da frustrazione. Siamo stati tre mesi isolati per farci infettare da voi, poveri idioti? I moderati, con la mascherina sotto il naso si sentono a posto. Altrimenti come respiriamo? I furbi, poi, la mascherina la portano sotto il mento, magari di lato, per lasciare intendere di possederla giusto per evitare fastidi, ma di non volerla affatto adoperare. All’aperto è da veri coglioni, dicono, esibendo il ghigno di chi ce l’ha più lungo.

Si va un po’ per locali. Qualcuno non ha aperto, altri hanno tavoli in meno, altri ancora sembrano uguali a prima quanto a numeri. Ma l’aria è pesante, un po’ per tutti. Si parla di sanzioni, del virus che si spera sia un po’ rincoglionito, a dispetto della mancanza di evidenze scientifiche, magari per il caldo, ma lo spettro di un ritorno in autunno incombe, pesante, su tutti.

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