Tanta rabbia e un sottilissimo filo di speranza

La si aspettava da così tanto tempo che sembrava non arrivasse più. Ma come sempre accade la fine è arrivata. Siamo alla crisi balneare. Risuonano ancora le note dell’inno di Mameli sulla spiaggia con le cubiste, i ringraziamenti alla Madonna, i bagni di folla e selfie nei comizi.

Cosa si può provare se non rabbia… Per Giggino che si è impegnato per confermare tutto ciò che i suoi detrattori pensavano di lui e del suo movimento: incompetenza, vacuità, incosistenza politica. Ha votato tutto ciò che ha voluto il compare e si è turato talmente tanto il naso da comprometterne le funzioni. Per Zingaretti che continua a mandare incomprensibili appelli all’unità ad un partito lacerato con l’identità a brandelli. Per il Renzie gongolante, sempre più convinto della sua tattica del popcorn che ci ha portati alla deriva parafascista. Per un paese sempre più imbarbarito che continua a inseguire leader – capobranco. Per i tanti grilli parlanti, come me, che tuonano impotenti sui social.

Eppure sento, sarà un effetto collaterale delle crisi, l’esigenza di inventarmi una speranza. Di una sinistra finalmente sinistra che accantoni le zone ZTL e ritrovi le periferie e l’elettorato di riferimento (lo so, la sparo grossa!). Di un movimento cinquestelle che faccia un mea culpa gigantesco, si liberi del leaderino playmobil e, ridia spazio ai suoi elementi migliori (penso a Nicola Morra, da tanto scomparso dai radar). Forse la sparo ancora più grossa. E penso a un popolo che ritrovi se stesso e si allontani dai suoi istinti più bassi. Lo so, questa è la più grossa di tutte.

È un filo sottilissimo, forse irragionevole, di speranza, ma non lo getto via. Vale poco, ma è sempre necessario.

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