Di elezioni e di social

Di elezioni e di social

Il popolo che strepita sui social, cui appartengo, peraltro, ha avuto un brutto risveglio. Brutto e sconcertante. Salvini, che imbracciava il mitra a Pasqua e il rosario un po’ dopo, ha vinto e ha vinto di brutto. Salvini del vinci salvini, di Io sono Matteo Salvini pubblicato con Altaforte, ha trionfato.

Si interroga con sdegno, questo popolo, su come possa essere accaduto. Come se fosse di fronte a una parto mostruoso. Ma come, pensa, quaggiù dentro eravamo tutti giulivi a sghignazzare e indignarci, a esultare per le lenzuola ai balconi e lanciare strali e quello, poi, vince?

Ci dev’essere qualcosa che non va, conclude. La democrazia. Non funziona. Il popolo sbaglia. La regola del ‘chi vince ha sempre ragione’ ammette deroghe, deroghe dolorose. Il suffragio universale ha da mettersi in discussione.

Non sospetta che la deriva viene da lontano. Eppure lo stesso popolo votava Berlusconi l’altro ieri. Nonostante conflitti di interesse e Rubi rubacuori. Ma l’altro ieri è lontano. E ieri, che votava Renzi? Anche quello è dimenticato? Non è stato il fondatore della scuola dei bulli in politica? Ma ancora con Renzi, mi si dirà. Ma se è durato il tempo di un aquazzone. Anche Salvini potrebbe durare altrettanto. Sta a lui. Ha dalla sua, bisogna riconoscerglielo, una maggiore simpatia, nonostante tutto, e una più stretta connessione con buona parte di popolo. Quello di cui, a fasi alterne, ci si vergogna. Quello che pensa che la flat tax vada a proprio vantaggio.

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