
Per mezza Italia è stata una gioia incommensurabile, per l’altra mezza una tristezza infinita. Davide ha battuto Golia, come capita spesso. La favorita, che aveva già sfiorato la coppa più volte, rinforzata col fuoriclasse spietato quanto esoso, ha perso con una squadra giovane e bella, caratterizzata da una filosofia di gioco opposta.
Allegri che sbroccava contro il suo collega avversario col suo fare da marionetta isterica è stato un presagio della disfatta. L’Aiax l’ha intortato e gli ha tolto il sorriso da dio.
Degli aspetti tattici e tecnici mi importa poco. Mi piace analizzare le reazioni emotive all’accaduto. Specie della parte perdente.
Alcuni Juventini hanno sofferto in silenzio, con dignità. Altri mi sono apparsi più sconfortati che rabbiosi per le dichiarazioni di fine partita della dirigenza che annunciava continuità. Altri ancora, ahimè numerosi, hanno reagito in modo scomposto e irruento inondando i social con post insopportabili diretti ai gufi e rosiconi (categorie care a un certo tipo umano) che hanno tirato i piedi. Indignandosi, da bacchettoni, per il fatto che si possa godere dei fallimenti altrui e rivendicando una superiorità morale e umana, oltre che calcistica.
Sono loro, questi ultimi, che legittimano l’euforia di noialtri antijuventini. Grazie alla loro spocchia le nostre esultanze dell’altra sera hanno superato quelle per i successi, anche importanti, delle nostre squadre di appartenenza.