Il direttore

Il direttore

Quest’uomo mi ha ispirato sentimenti diversi a seconda dei periodi. Sempre lontano dalle sue posizioni politiche, ho avuto simpatia per la crudezza del suo modo di scrivere e per la ferocia con cui attaccava parti a lui vicine nei primi anni novanta. AN “…troppo piena di camicie nere e vuota di materia grigia”, per esempio.

Poi prese a vantarsi di aver ispirato la sciagurata alleanza tra Lega, Forza Italia e Alleanza Nazionale, e la simpatia subì una brusca decrescita. Da allora è stato sempre meno libero e interessante. Recuperava un po’ di spirito quando gli girava storto e attaccava il suo amico Silvio con gustose parodie. Ma succedeva giusto ogni tanto.

Negli anni duemila i residui di simpatia sono rimasti legati alle narrazioni delle sue vicende private. L’insofferenza nei confronti di figli e nipoti invadenti, la noia per le feste comandate… Negli anni dieci, poi, grazie a preziosi titoli del suo giornale (patata bollente, per dire) e prese di posizione sempre più banali, ha cominciato a somigliare all’imitazione che ne fa Parenzo più che a quella di Crozza.

Col titolo di oggi, però, ha superato il peggio della sua rappresentazione. ‘Comandano i terroni’, pensavo fosse uno scherzo. Ma non lo era e mi è rimasto solo il disgusto e una gran voglia di prenderlo a schiaffi.

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