
La vita non le ha dato tutti i torti. I suoi obiettivi, infine, li ha raggiunti.
I sui sogni da quando, ragazzina, giocava alla campana nel cortile. Il buon marito, la scalata sociale, i figli, prolungamento di sé.
Ambizioni comuni, piccolo borghesi, ma speciale l’impegno nell’inseguirle, la quasi mistica determinazione. La schiera infinita di regolette che s’è inventata allo scopo. Il piglio matematico che usava nel seguirle. Lo sguardo velenoso su tutto ciò che sfuggiva al suo controllo e al catalogo.
I primi tempi dell’università, conosciuti i successi di un ragazzo un po’ bruttino che divorava a grandi voti gli esami da ingegnere, chiosò: “te ne fotti se non è bono, uno così!”. Per i suoi scopi, intendeva, l’avrebbe sposato al buio.
La regola matrimoniale dell’interesse cui un mio amico scherzosamente dichiarava di volersi attenere, la osservava con tanto naturale rigore che quello, vedendola operare, se ne sarebbe soddisfatto, fino alla nausea.
Bene, sui venticinque – trenta ce l’ha fatta. Un uomo ben affermato, il notaio del paese, perfino bello. L’ha sposato, ci ha fatto un paio di figli ed è felice. Certo, quanto lo si può essere rinchiusi in una gabbia. Ma la gabbia, lei, non la vede, o almeno come tale non la riconosce. Ci vivrà inconsapevole, per quarant’anni ancora. E tutti di nevrosi, di insoddisfazioni placate da auto nuove e cambi di arredamento. Di povertà interiore, di stenti dello spirito.
Chissà se un dubbio la attraverserà mai, se in qualche attimo oscuro dubiterà di sé, della sua regola. Non credo: Trasmetterà ai suoi figli quei valori tanto socialmente apprezzati e le ossessioni con cui è cresciuta, e sparirà.
Forse da vecchia bisbiglierà preghiere in qualche chiesa. Spero le valgano un posto in paradiso.
Bellissimo, complimenti
Grazie