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Ero preso dai miei pensieri, mi verrebbe da dire, ma sarebbe inesatto. Non erano propriamente pensieri a prendermi, era quel pastone di sporchi feeling cui sono quasi abituato. Affezionato, mi piace dire. I pensieri restano sempre la superficie, solo di quelli mi accorgo costantemente e, perciò, attorno a quelli mi arrovello…
Bene, quei ‘pensieri’ fanno da filtro tra me e il mondo. Capita a volte che io torni a casa e mi sia difficile ricordare uno solo dei luoghi che ho visitato, una sola persona che ho incontrato. Sempre si tratti di roba ordinaria…
Qualche volta il filtro si rompe, perfino per motivi futili. Metti nel pomeriggio, noto, a cinquanta metri una sagoma che mi appare familiare. Un conoscente, uno un po’ fuori di testa. Oddio, conoscente forse è un po’ poco, ma amico mi sembra davvero troppo. Mi preparo al saluto, di solito un cenno con la mano, una bozza di sorriso e un ‘ciao Mino’. Poi mi ricordo che il tempo in cui lo incontravo tutti i giorni vicino alla fontana della piazza è ormai lontano. Non lo vedo da mesi, forse da anni. Tocca di fermarmi, di farci chiacchiera. Mi preparo anche a questo, ma mentre si avvicina e i contorni si fanno sempre più definiti mi accorgo che non si tratta di lui. Che manco gli somiglia tanto. Non mi stupisco. Non lo vedo da tanto, evidentemente non c’è, è partito, chissà che fine ha fatto. Ci penso, però. Penso a quante volte ho ascoltato, paziente, i suoi discorsi bislacchi, alle stravaganze che mi diceva, a quanto dolore doveva nascondere dietro a un quieto sorriso, alla follia, la sua follia. Che fine avrà fatto? E per chiedermelo ho dovuto aspettare di incontrare uno che manco gli somiglia.
Era davvero un tipo. A volte i suoi tortuosi percorsi cerebrali trovavano conclusioni inattese, imprevedibili, pericolose. Che si sia ammazzato? Ma no, si sarebbe saputo. E’ giovane, relativamente, la cosa avrebbe fatto notizia. Che sia sparito? Si cacciava sovente in brutte storie. Tentava mille lavori. Dalle macchine per i matrimoni, al taglio dei capelli, ai massaggi. E riusciva a farsi tanti nemici, a dispetto della sua evidente dabbenaggine.
Ma anche questo l’avrei saputo. Qualche legame familiare ce l’ha, qualcuno si sarebbe preoccupato di cercarlo.
Altri pensieri per poco interferenti. Crepitii sul rumore di fondo. Distrazioni da me. Due minuti tregua. Si ricomincia.